Con la corsa alla pubblicazione scientifica, il plagio si espande anche nel mondo universitario. Si tratta di un fenomeno difficile da quantificare, anche se – se vogliamo credere ai blog consacrati a questo argomento – le tesi coinvolte sono davvero numerose. Cinque consigli per evitare il plagio… voluto o meno!
“Tutte le ricerche sostengono che si diventa plagiatori durante gli studi di dottorato” sostiene Michelle Bergadaà, professore di comunicazione e marketing presso l’università di Ginevra (Svizzera) e specialista dell’argomento plagio. Tuttavia, è difficile quantificare questa pratica: in un rapporto sulla frode e il plagio pubblicato ad aprile del 2012, l’IGAENR rivela che non esiste nessun censimento nazionale dei ricorsi delle sezioni disciplinari ad opera degli istituti di istruzione superiore – i quali riguardano solamente i casi di plagio più grave.
Tuttavia, è necessario che i dottorandi conoscano bene le regole. È il regolamento consacrato alla proprietà intellettuale che definisce il plagio e la contraffazione: si tratta di qualsiasi riproduzione, rappresentazione o diffusione, tramite qualsiasi mezzo, di un’opera dell’ingegno in violazione dei diritti d’autore”. Questa definizione implica che è sempre necessario indicare chiaramente il nome dell’autore e la fonte, tramite l’utilizzo delle virgolette in ogni opera effettuata da terzi. Mi raccomando, fate attenzione alla parafrasi! Non basta sostituire le parole, la struttura delle frasi deve essere ripensata e non bisogna dimenticare di fare riferimento alla fonte. Tuttavia – secondo la giovane donna – anche il controllo delle conoscenze deve essere messo in causa: “Davanti alla commissione, i risultati scientifici devono ovviamente essere valorizzati, questo non è il caso di un’introduzione ben scritta”.