Inoltre, gli insegnanti non possono riprodurre più del 10% di un'opera (ad eccezione delle immagini e delle opere brevi).
La legge sul diritto d’autore è piuttosto complicata in Italia e per qualcuno che non è uno specialista può risultare piuttosto difficile orientarsi. Tuttavia, dovete sapere che l’insegnante gode di qualche “eccezione pedagogica” presentate nel Capo V dedicato alle eccezioni e limitazioni sul diritto d’autore.
Può capitare che il materiale prodotto da un docente contenga al suo interno opere di terzi. Ciò è lecito anche in assenza di un’autorizzazione esplicita dell’autore solo laddove si tratti di citazioni, per cui una parte assai breve di un’opera, tale da non costituire concorrenza all'opera stessa, viene utilizzata da un autore per meglio illustrare il proprio pensiero. Inoltre, va precisato che la riproduzione deve essere sempre accompagnata dalla menzione del titolo dell'opera, dell'autore, dell'editore e, se è il caso, del traduttore e deve essere nei limiti giustificati dal fine illustrativo della citazione stessa. La riproduzione, inoltre, non dovrà costituire concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera” (articolo 70). Effettivamente l’articolo 68 stabilisce che il docente possa stampare fino al 15% dell’opera originale senza autorizzazione esplicita dell’autore originale.
Il plagio segreto dei supervisori di tesi
La seconda forma di plagio è molto più grave: l’appropriazione del lavoro di uno studente-ricercatore da parte del suo docente-supervisore.
Lo studente-ricercatore ha bisogno di un supervisore di tesi che lo aiuti a scrivere la tesi di dottorato. Il docente-ricercatore è la figura ideale per questa missione. Infatti, lo stesso docente deve far progredire le conoscenze in un campo specifico. Il duo funziona molto bene per la maggior parte del tempo. Tuttavia, può capitare che una pratica odiosa venga passata sotto silenzio: l’appropriazione del lavoro dello studente-ricercatore a vantaggio dell'insegnante-ricercatore. Il dottorando si sente in debito con il suo mentore per il suo sostegno. La maggior parte degli studenti ritiene che "fa parte del gioco" consegnare le proprie ricerche al direttore di tesi. Tuttavia, si tratta di una vera e propria forma di plagio. Non ci sono stime che valutino quanto questa pratica sia diffusa né per valutare il danno che causa.